mercoledì 7 novembre 2007

la regione emilia.........e la regione marche che fa...?


L’ECONOMIA
APRILE
2007
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Ottimizzare la qualità dei servizi forniti ai
clienti, estendere gli orari di apertura, allargare
e differenziare la gamma di prodotti
trattati, velocizzare i tempi di stoccaggio e movimentazione
delle merci. Sono questi i principali punti
del piano di rilancio dei centri agroalimentari dell’Emilia-
Romagna, su cui sta lavorando l’assessorato
regionale alle Attività produttive; un’operazione
resa necessaria dalla progressiva diminuzione del
volumi delle merci movimentate che si è verificata
negli ultimi anni, soprattutto a causa della tendenziale
defezione della Grande distribuzione organizzata,
la quale si è progressivamente orientata verso
canali alternativi per l’approvvigionamento di prodotti
agricoli freschi.
La Regione Emilia-Romagna che, come previsto dalla
legge regionale n. 40 del 10 dicembre 1987, partecipa
al capitale delle società consortili che gestiscono
le strutture e che ha stanziato finanziamenti per
la realizzazione di opere infrastrutturali e logistiche
al loro interno (legge regionale n. 47 del 24 aprile
1995), ha creato un Comitato di coordinamento per
gestire questa fase di transizione, definendo anche
indirizzi comuni. I tre centri agroalimentari operanti
in Emilia-Romagna (Bologna, Parma e Rimini), a
cui si aggiungono otto mercati ortofrutticoli all’ingrosso,
sei mercati ittici, un mercato avicunicolo e
uno del bestiame, sono stati inseriti,con delibera della
Giunta regionale n. 2134 del 2005, all’interno di
una rete, costituita dai direttori delle strutture e dal
presidente di Infomercati, per lo studio di iniziative
volte alla promozione dell’intero sistema regionale,
attraverso l’individuazione di linee guida per lo sviluppo.
Nell’ambito di questa iniziativa è partita, in via sperimentale,
l’attività di un Osservatorio regionale dei
prezzi dei prodotti ortofrutticoli commercializzati
nei principali mercati all’ingrosso dell’Emilia-Romagna.
Come osserva l’assessorato regionale alle Attività
produttive, «la formazione del prezzo, in condizioni
di libera e trasparente contrattazione, è una delle
funzioni fondamentali dei mercati. In questo senso,
essi rappresentano un antidoto alle opacità e agli
squilibri, e possono garantire agli operatori economici
la giusta remunerazione, ed ai consumatori la
doverosa trasparenza».La sperimentazione,che è stata
inserita dal ministero dello Sviluppo economico
in un progetto nazionale,è partita nei tre centri agroalimentari
emiliano-romagnoli, ma anche in due fra
i più importanti mercati ortofrutticoli, quelli di Pia-
MERCATI ALL’INGROSSO
Centri agroalimentari,
un piano per rilanciarli
Creato dalla Regione Emilia-Romagna un comitato per coordinare
le strategie operative. Si punta su nuovi servizi, sull’ampliamento
della gamma commerciale e sull’estensione degli orari.
ROBERTO FABEN
Foto Riccioni
cenza e Cesena,anche con la collaborazione di Infomercati,
l’organismo che già effettua la rilevazione
dei prezzi all’interno delle strutture mercantili a livello
nazionale.
I centri agroalimentari,nati nella scia della legge finanziaria
n.41/1986,continuano a rappresentare un segmento
importante del sistema economico regionale,
con ingenti volumi di merci movimentate e decine
di migliaia di addetti di varie categorie coinvolti
(dettaglianti, ambulanti, grossisti esterni, operatori
di catering e ristorazione, aziende della distribuzione
organizzata, esportatori, aziende di confezionamento
e lavorazione, intermediari, imprese di trasporti,
servizi di supporto tecnico, logistico, immobiliare
e commerciale). Tuttavia negli ultimi anni si
sono manifestate trasformazioni nel sistema produttivo,
commerciale e distributivo che impongono
una ridefinizione del ruolo dei centri agroalimentari
e dei mercati all’ingrosso, attraverso iniziative per
aumentarne la competitività, fornendo servizi che
siano in grado di rispondere alle nuove esigenze della
domanda.
LE STRUTTURE IN EMILIA-ROMAGNA
Soffermandoci sui singoli centri agroalimentari dell’Emilia-
Romagna, un’importante operazione di
razionalizzazione e rilancio è quella attuata dal Caab,
il Centro agroalimentare di Bologna che,con 583.000
metri quadrati di superficie (di cui 140.000 coperti),
oltre tre milioni di quintali di prodotti ortofrutticoli
movimentati, un fatturato di 400 milioni di euro,
2.000 clienti ( di cui 400 grossisti che acquistano l’80%
dei prodotti e li distribuiscono in tutta Italia) e la presenza
di ben quattro borse merci al suo interno (patate,
cipolle,ortofrutta,prodotti biologici), rappresenta
una realtà di importanza nazionale.Il 5 marzo scorso
l’assemblea straordinaria di Caab Scpa ha approvato
il progetto di fusione per incorporazione nella
società “madre” di Caab mercati srl; un’azione che
potrà determinare interessanti economie di scala,
consentendo di realizzare un modello organizzativo
Tab. 1 - La rete dei centri agroalimentari e dei mercati
all’ingrosso in Emilia-Romagna.
STRUTTURE COMMERCIALI COLLOCAZIONE
Centri Agroalimentari Bologna, Parma, Rimini
Mercati ortofrutticoli Cesena, Ferrara, Forlì, Imola, Modena,
Piacenza, Reggio Emilia, Vignola
Mercati ittici alla produzione Cattolica, Cesenatico, Goro, Ravenna,
Porto Garibaldi, Rimini
Mercato avicunicolo Forlì
Mercato del bestiame Parma
L’ECONOMIA
che coniuga, all’interno di uno stesso soggetto giuridico,
la vocazione immobiliaristica con quella dei
servizi agli utenti.
Il nuovo regolamento del Centro agroalimentare di
Bologna prevede l’istituzione di una commissione
di mercato, organo con funzioni consultive e propositive
nei confronti della società di gestione del
Centro agroalimentare, in cui saranno rappresentati
i concessionari e i produttori. Questa commissione
«è stata istituita - spiegano in Regione - per consentire,
incentivare e promuovere la partecipazione
degli operatori, dei produttori e degli acquirenti alle
scelte gestionali relative al centro agroalimentare.Essa
è destinata ad avere poteri consultivi,potendo esprimere
proposte e pareri sull’organizzazione e sul funzionamento
del mercato».
Come sottolinea Paolo Tabanelli, direttore di Caab
Scpa, «il mercato di Bologna, come gli altri mercati
regionali, sta registrando una progressiva contrazione
della movimentazione delle merci.Per questo urge
l’attivazione di una strategia di rilancio che, necessariamente,
passa attraverso l’ottimizzazione e il
miglioramento della qualità dei servizi erogati dall’ente
gestore (Caab), in primis il facchinaggio e i servizi
doganali, poi lo sviluppo di attività di esportazione
e l’attivazione di rapporti più stretti con la Gdo,
che potrebbe basarsi su una modifica degli orari
attualmente praticati. La commissione, insediata
dall’8 marzo scorso, sarà uno strumento di analisi
prioritario per l’individuazione di metodiche condivise
per il rilancio del mercato agroalimentare».
Anche i numeri relativi agli operatori-acquirenti presso
il Caar (Centro agroalimentare riminese) - il cui
fiore all’occhiello è il mercato ortofrutticolo, che si
svolge due volte al giorno (il mattino e il pomeriggio)
- mostrano come il ruolo della Gdo sia ormai
minimale.Il 55% dei clienti sono dettaglianti, il 35%
grossisti, il 9% imprese dell’Horeca e soltanto l’1%
Gdo.Nel 2006, il centro di Rimini ha movimentato
circa un milione di quintali di ortofrutta,con un volume
d’affari stimato di circa 80 milioni di euro.Come
riferisce Valter Vannucci, direttore della struttura,
«se è vero che,ogni anno, la Gdo erode qualche punto
percentuale ai canali di vendita al dettaglio, è anche
vero che esiste un’anomalia italiana: il nostro Paese,
prima di tutto, è un territorio con rilevante presenza
di aree montane,nelle quali la Gdo fa fatica a penetrare
per difficoltà logistiche.In secondo luogo,il consumatore
italiano mantiene un legame molto stretto
con il prodotto agricolo e ha sempre un occhio di
riguardo per i canali tradizionali di vendita».
Nuovi servizi sono partiti anche nel Centro Agroalimentare
di Parma, che movimenta 480.000 quintali
di merce all’anno, con un giro d’affari di circa 40
milioni di euro.«Fra il 2005 e il 2006 - riferisce il direttore,
Andrea Bianchi - è partita un’attività di consegna
a domicilio a clienti del canale Horeca, ossia la
ristorazione, di prodotti ortofrutticoli. E nel 2007
prenderà avvio un servizio che prevede una piattaforma
logistica anche per altri prodotti alimentari
alternativi all’ortofrutta».
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L’ASSESSORE CAMPAGNOLI: “UNA RETE AL SERVIZIO DI IMPRESE E CONSUMATORI”
Ridare dinamismo al network di Centri agroalimentari e mercati
all’ingrosso attivi in Emilia-Romagna. È questo l’obiettivo della
Regione, come spiega l’assessore alle Attività produttive, Duccio
Campagnoli.
Assessore, come sono orientate le politiche regionali?
«Puntiamo ad aggiornare le funzioni dell’importante rete di centri
agroalimentari, mercati ortofrutticoli ed ittici di cui è dotata
l’Emilia-Romagna, anche per valorizzare maggiormente gli
investimenti promossi negli anni passati. Con la nuova legge
regionale queste strutture diventano centri di servizio per
operatori e consumatori e piattaforme logistiche, con importanti
funzioni anche nel campo della certificazione di qualità e per la
sicurezza alimentare».
Quale sarà, nel futuro, il ruolo dei centri agroalimentari?
«Per il futuro pensiamo a due nuove importanti funzioni, come
quelle di promozione commerciale e di connessione interregionale
con altre strutture similari. Inoltre essi potrebbero diventare
elementi di una rete di piattaforme logistiche e transit point per il
trasporto delle merci nei centri urbani, con mezzi di trasporto
ecologici» (r. fab.)
Foto Riccioni

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